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Publication Date

Fall 2024

Abstract

Il racconto di Donald Barthelme “Critique de la Vie Quotidienne”, pubblicato sul New Yorker il 9 luglio 1971, si apre su una famiglia newyorkese di classe media sull’orlo di una crisi matrimoniale. Wanda, la moglie, sfoglia Elle, costringendo il marito a prestare attenzione alle foto dell’elegante ristrutturazione di un vecchio mulino in Bretagna da cui spiccano arredi di Arne Jacobsen e “cose di plastica arancione e rosso brillante che arrivano da Milano” (Barthelme 1971, p. 26). Barthelme, che aveva trascorso tutta l’infanzia e buona parte della gioventù a Houston, in Texas, dove il padre era direttore del museo di architettura contemporanea, era profondamente consapevole del signifcato del design come mediatore culturale, al punto da usarlo per parlare di tutt’altro in un racconto che fn dal titolo evoca esplicitamente (benché ironicamente) il famosissimo studio del flosofo marxista francese Henry Lefebvre. Nella “Critica della vita quotidiana” di Barthelme, la seduzione culturale come strumento d’elezione di quel soft power (Nye 1990; Ellwood 2021) attraverso cui negli anni della Guerra Fredda gli Stati Uniti egemonizzano l’Europa, viene esibita nella curva di ritorno di una parabola che riporta sul terreno dei consumi culturali statunitensi cose di plastica italiane, rotocalchi francesi, arredi scandinavi e flm della nouvelle vague. Nel banale quotidiano di un appartamento newyorkese, il cromatismo pop-elegante del design milanese degli anni del boom spicca insieme alle linee iconiche del design scandinavo e al femminismo pop di Elle, sottolineato dai richiami molteplici alla musa di Jean-Luc Godard, Anna Karina.

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This chapter was originally published in Trame transatlantiche: Relazioni letterarie tra Italia e Stati Uniti, 1949-1972, edited by Cristina Iuli and Stefano Morello.

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